Stagionalità

Quando abbiamo iniziato a progettare questo tipo di attività la prima scelta che abbiamo fatto è quella dura della stagionalità a km zero. Questo significa andare contro le tendenze di una logica di mercato che prevede tutto e sempre, ma la natura ci insegna che non c'è tutto e nemmeno sempre. Gli ortaggi e la frutta ci sono per i periodi necessari al nostro organismo, poi vengono sostituiti da altri con altri colori, sapori, sali minerali e vitamine.

I peperoni colorati pieni di acqua sono adatti all'estate dove il bisogno di acqua necessaria al nostro organismo è maggiore, oppure l'uva disintossicante per eccellenza ci prepara all'inverno. Gli agrumi che arrivano all'inizio dell'inverno, ricchi di vitamina C ci aiutano a sopportare meglio le malattie tipiche della stagione.....

Comprare e mangiare secondo la stagionalità è da preferire: i prodotti sono più buoni, più profumati. Vengono fatti crescere senza "trucchi" e non vengono impiegati prodotti per eliminare i parassiti: la pianta costretta a nascere e crescere in una stagione diversa dalla sua, è più debole e ha minori sostanze nutritive.

Cambiare i cibi secondo la stagione significa diversificare l'apporto di vitamine, sali minerali, e altri nutrienti che necessitano al nostro organismo.

Il "fuori stagione" ha un costo ambientale elevato: serre illuminate e super riscaldate, utilizzo massiccio di fertilizzanti e antiparassitari, conservazione  degli alimenti in celle frigorifere.

 

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Commenti: 1
  • #1

    Matteo (lunedì, 25 settembre 2017 18:55)

    Mi sembra un ragionamento ottimo da fare. Oggigiorno si sente molto parlare di etica nel mondo gastronomico, ma spesso mi trovo in disaccordo su quel che viene definito tale. Un atteggiamento etico per me è interessarsi alla provenienza e alla stagionalità del cibo; informarsi sul "dove" e sul"quando" nasce quello che si sta mangiando.